Il contesto artistico-culturale della Calabria sta vivendo un momento positivo… se guardiamo ai risultati che la nostra terra ha ottenuto negli ultimi anni: il successo e la vittoria del Disco d’oro 2017 (leggi qui) da parte della Brunori Sas è solo l’ultima delle buone, anzi splendide notizie in campo musicale (non intacca il suo successo, ma sul possibile errore nei conteggi leggi qui). E si potrebbe anche guardare al teatro e citare un altro “nostro” fiore all’occhiello: Saverio La Ruina.
L’originalità artistica e, perché no, l’essere delle persone a modo, di “respiro nazionale”, aiutano laddove l’estro arriva (o non arriva), suppliscono a mancanze, perché può anche capitare che le buone idee possano non aver presa sul pubblico (pagante). Dei due casi citati sopra – certo, se ne potrebbero segnalare altri e ci scusiamo per questo – sarebbe interessante ricostruirne una “genealogia del successo”: da dove arrivano? Ce l’hanno fatta sempre e solo con le loro forze? La risposta è molto semplice: assolutamente sì, e sono stati bravi anche a circondarsi di collaboratori molto validi.
Ma questo introduce un altro discorso, la ragione effettiva che ci ha spinti a scrivere: quanti Brunori e quanti La Ruina potrebbe proporre la Calabria se qualcuno (la parte più istituzionale del caso) desse loro una mano? O dobbiamo sempre accorgerci dopo, ancora per esempio, che esiste un certo Fabio Curto, calabrese anche lui originario di Acri, che con la sua chitarra e il suo splendido timbro vocale va a prendersi la prima piazza di un talent show di successo come The Voice? E, ancora, potremmo parlare di Eman: partito dal basso, dai concerti per e con gli amici, che sforna un album apprezzatissimo in tutta la Penisola.
Prima di rispondere a queste domande, ammesso che lo si possa davvero fare, da imprenditori privati che operano nel mondo artistico anche fuori dai confini regionali, ci siamo chiesti: e noi cosa facciamo, di concreto, per promuovere i veri talenti? Beh, con un pizzico di presunzione possiamo dire che noi ci proviamo e che le soddisfazioni arrivano per tutti, per artisti e promoter.
Ci sarebbe anche un’altra parentesi da aprire (e chiudere): quella che riguarda il pubblico. Col rischio di apparire superficiali, forse generalisti, chiediamoci se siamo ancora abituati all’ascolto; chiediamoci se, nell’epoca dei 140 caratteri, è ancora possibile arrivare a fondo delle cose, se ci sono i presupposti e gli strumenti intellettuali per capire prima quando qualcuno ha le “carte in regola” per sfondare. Solo sei, o forse sette anni fa, in pochi avevano veramente intuito il potenziale della Brunori Sas.
Questo lo dimostra il numero esiguo di live tenuti in giro per l’estate del Brunori non ancora famoso. Beh, del resto, Rino Gaetano, non compreso, divenne solo dopo eroe e successo “tutto calabrese”. Ma la sua storia racconta un percorso tutto diverso da quello che passa oggi, quasi sotto traccia. Il contesto della musica poi, almeno quello che ci è più vicino, è un po’ ripetitivo: sembra quasi che assessori alla cultura e loro delegati conoscano ben poco l’offerta musicale, il retroterra ricco di novità e sperimentazioni, che (ri)anima la tradizione. Probabilmente conoscono solo l’ottimo Mimmo Cavallaro, e qualche altro.
Arrivando a oggi, in questi giorni, agenzie, giornali e altri mezzi stampa, hanno pubblicato i calendari degli eventi della stagione estiva. Comuni, associazioni e operatori artistici stanno presentando un’offerta qualitativamente molto alta. Ma quanti si stanno preoccupando di sostenere i “nostri artisti”?
Beh, sono in pochi. Per carità, viva i Massimo Ranieri, i Gabbani vincitori a Sanremo, viva la pluralità e il mainstream, sempre. Ma non pensate anche voi che si debba e si possa fare di più? Che ci sia la necessità di aprire maggiori spazi anche al talento, quello “nostro”? Si possono pensare nuovi contesti, spendendo anche meno risorse, ma capaci di inaugurare un stagione molto positiva… per tutti. Magari senza aspettare che, prima dei direttori artistici, assessori, ecc… di casa nostra, siano altri ad accorgersi della qualità dei nostri artisti. Proviamo a investire nella loro crescita, non attendiamo oltre a offrire loro una piazza, un teatro e, perché no, anche un premio. Sì, facciamolo anche prima che diventino famosi.
Nella speranza di aver dato vita
a una riflessione più ricca e comune
Calabria Sona